L’ETICA NEI RAPPORTI DI LAVORO: LA GENTILEZZA COME CAPOSALDO DEL SUCCESSO
Cosa vuol dire essere etici nei rapporti di lavoro oggi? E perché oggi è così tanto raro riuscire a parlare di gentilezza anche nel business senza schiantarsi nello stereotipo di una persona timida e poco combattiva? .
In questo articolo scopriremo come può essere finalmente possibile intrecciare etica, lavoro, relazioni umane e gentilezza d’animo per arrivare al successo, attraverso una scelta che ci riporta alla nostra naturale umanità.
Agire e vivere secondo principi etici possiede diverse sfaccettature: come i disegni di un caleidoscopio. Aree felici, aree di difficoltà, aree incomprensibili, dubbi e serenità d’essere sono solo alcune delle mille sfaccettature che si incontrano in un cammino di sinderesi (scegliere fra quello che è giusto o quello che è sbagliato) . E questo vale, a maggior ragione, in uno degli ambiti più importanti della vita dell’essere umano: il lavoro.
Perché la larga e solida via dell’etica è così importante nelle nostre relazioni e nei rapporti di lavoro?
In quanto “esseri sociali” gli esseri umani creano gruppi di individui accomunati da obiettivi. Sappiamo che per qualsiasi azienda o aggregazione lavorativa esiste in sé una specifica morale, che altro non è se non un’evoluzione (non una somma!) dell’insieme di tutti i comportamenti degli individui che la compongono e che operano per il fine comune. Si può dire quindi che ogni gruppo definisce la propria etica in quanto gruppo.
Rispettare l’etica nel business e nei rapporti di lavoro garantisce relazioni sane, corrette e trasparenti con tutte le figure con cui, quotidianamente, ci troviamo a contatto: dai collaboratori ai colleghi, dai clienti ai fornitori. Di contro, una scarsa attenzione all’etica sarà, prima o dopo, un boomerang pronto a ritornare al mittente. Dovremmo domandarci: “come posso giungere al successo e avere la stima e la fiducia di chi mi sta accanto se il mio comportamento non è da esempio?”
Come si può essere produttivi, allineati negli scopi, eliminare le “meschinerie” tipiche in molto ambienti professionali se nel gruppo di lavoro persiste una scarsità di valori condivisi e dubbi presupposti etici?
E proprio da e attraverso l’etica che passa il comportamento nei confronti del prossimo; all’interno dei giochi di luce di quel caleidoscopio scorgiamo, infatti, l’atteggiamento antesignano dell’etica stessa, la gentilezza: una piccola ma importante sfaccettatura così iridescente da poter illuminare qualunque campo ne sia invaso.
Del resto, già nell’antichità, Marco Aurelio aveva compreso l’importanza della gentilezza come principio guida nella vita;
addirittura per l’imperatore e filosofo essa rappresentava a tutti gli effetti una potente arma contro la gente cattiva. Eppure oggi sembra che essere gentili sia diventato quasi sinonimo di essere poco scaltri e poco attenti alle opportunità di business, quando – in realtà – essere gentili è la strada che ci riconduce alla nostra umanità e, di conseguenza, al naturale successo.
Perché dico questo? Già nell’ etimologia della parola “gentile” possiamo scorgerne l’importanza per la comunità: “dal latino gentilem, proprio di qualche gente, che appartiene alla stessa gente o famiglia.
E cos’ altro facciamo quando creiamo una comunità lavorativa se non fare parte di una stessa famiglia? Essere gentili nei rapporti di lavoro equivale ad essere gentili con se stessi e a “fare da specchio” con chiunque ci si trovi di fronte, proprio per il fatto di condividere scopi e mete comuni.
E altro sistema non c’è, se si vuole raggiungere il successo (da un semplice sì, ad una collaborazione fruttuosa, da una chiusura di un contratto al patteggiamento di un affare) che iniziare dalla pratica di quella gentilezza “propria di qualche gente”, per ricordarci la nostra umanità e trasferirla in uno dei campi più importanti della vita, il lavoro.
primo di ottobre iscriviti all’evento DON’T WORRY BE KIDNESS
“La gentilezza è la delizia più grande dell’umanità” (Marco Aurelio)