Donne – cosa ne penso delle donne Leader e della Leadership al femminile.
Nel mese di febbraio mi è capitato di rispondere ad alcune domande sulle donne “Alfa”, se è cambiato lo stile di leadership al femminile, se le donne sono meglio degli uomini e se falliscono meno.. insomma domandi intriganti. L’articolo è stato pubblicato nel mese di marzo da Business People, di seguito la mia intervista integrale.
– Intelligenti, colte, affermate: ecco le donne in carriere oggi. Ricoprono ruoli un tempo riservati agli uomini e lo fanno con la stessa determinazione. E non rinunciano a nulla: sanno portare avanti bene (e meglio di un uomo) azienda e figli. Un commento.
È certamente vero che molti ruoli, un tempo appannaggio solo degli uomini, oggi sono ricoperti anche dalle donne. Dobbiamo però ricordare che in particolari aree aziendali questo passaggio non è ancora avvenuto: è facile trovare donne che sono responsabili di Risorse Umane, Marketing, meno dei veri centri di potere o in quelli ritenuti più appannaggio degli uomini come la direzione della produzione o la direzione delle vendite. La situazione è migliore, rispetto al passato, ma molto ancora resta da fare: si pensi, per esempio, al tema della disparità di retribuzione, a cui FIDAPA BPW Italy (Federazione Italiana Donne Arti Professioni e Affari) dedica ogni anno una giornata di studi e sensibilizzazione, l’“Equal Pay Day”.
In merito alle capacità delle donne che seguono carriera e figli, devo precisare che non ho mai conosciuto, nella mia vita professionale, donne-Wonder Woman. Ho conosciuto, invece, donne che fanno delle scelte e si attivano al loro meglio in tutti gli ambiti; che per seguire la carriera si avvalgono di un supporto esterno e familiare e spesso riducono il loro proprio tempo personale. Organizzazione, sintesi e scelte costanti sono le parole magiche che consentono il presidio totale di ogni aspetto della vita, anche se può capitare che qualcosa sfugga…
– Perché le “donne alfa” riescono così bene nel lavoro e nel privato?
Le donne alfa, in azienda, assumono in realtà una modalità di gestione della leadership che non è propriamente loro, perché ricalcata su quella maschile e ne acutizzando decisamente alcuni aspetti, purtroppo non sempre positivi. Alcune donne Alfa scelgono la carriera o la realizzazione personale nell’interezza maschile e non nella completezza che un ruolo femminile può assurgere. Vincenti sono, a mio parere, le donne che sono riuscite a superare il modello di Leadership Alfa appunto prettamente maschile, facendo leva sulle doti e attitudini intrinseche omega femminili. La nuova figura di Leaership che emerge è quella che si stacca dalle comuni convenzioni e diventa “Donna del Nuovo Rinascimento”: donne quindi che sono capaci di armonizzare, con naturalezza, i ruoli di madre, protettrice, visionaria; amministratrice, che si occupano di organizzazione e gestione della vita e dell’azienda, che sono attente alla responsabilità sociale e che hanno una forte spiritualità, intesa come visione artistica allargata e sintonica con il mondo.
– Uno studio dell’Università di Leeds dimostra che le aziende guidate da donne hanno percentuali più basse di fallimento: in cosa è diverso lo stile di leadership femminile da quello maschile? In che modo le donne al comando affrontano crisi e difficoltà? Quali sono i plus (e i punti deboli) che gli uomini non hanno?
Concordo con quanto emerge dalla ricerca e dal riscontro che ho avuto in questi anni di crisi economica. Le donne possiedono una visione laterale e globale dell’azienda. Hanno capacità di sintesi e uno stile che possiamo definire di pan-determinazione, che vuole che il bene di tutti sia il bene dell’azienda e del gruppo che ne fa parte contando gli stakeholder. Grazie a questo approccio, non arrivano mai a mettere in pericolo la vita stessa dell’azienda con investimenti pericolosi o scelte (anche di persone) azzardate.
In merito ai plus, possiamo affermare che le donne sono brave a chiedere aiuto e a trovare persone capaci di supportarle in un certo momento, per un dato problema. Sanno motivare il team, ascoltano i consigli e li sanno selezionare in ottica prospettica. Se devo individuare dei punti di debolezza, le donne hanno un approccio al lavoro talvolta “work in progress”: le decisioni prese possono essere modificate da variabili non preventivate a volte di carattere emozionale. Non è negativa l’abilità di cambiare o modificare l’ idea o la strategia iniziale se questa è motivata da un analisi prospettica, il problema giunge quando il cambio di strategia rempentino impatta sul risultato finale per questioni di antagonismo o “matriarcato” all’interno del team.
Ho riscontrato personalmente che è essenziale, per la buona riuscita di un progetto, che la donna leader trovi una corretta empatia con le altre donne del gruppo: in questo caso, il successo sarà assicurato.
– Secondo il rapporto Women in Workplace di McKinsey, la presenza di donne ne Cda non è solo fondamentale per la diversity ma anche per la crescita del profitto. Un esempio pratico.
Cito proprio un esempio che fa comprendere l’importanza della visione al femminile per il buon andamento di un’impresa. Un’azienda specializzata in prodotti per la cura del bambino, in cui il marketing e la ricerca e sviluppo erano composti da solo uomini, aveva lanciato sul mercato un nuovo modello di seggiolino per auto. Dopo 24 ore dall’acquisto, molte referenze venivano riportate al venditore e il cliente interrompeva il rapporto di fiducia con l’azienda. Il motivo? Il prodotto, tipicamente acquistato e poi utilizzato dalle donne-mamme, risultava estremamente complesso nell’uso e non “tarato” sulla praticità e sulle naturali esigenze dei bambini. L’assenza di figure femminili più sintoniche con il decisore d’acquisto ha inciso, in questo caso, fortemente sulle vendite. Molte aziende fanno ancora l’errore di non comprendere che la maggior parte degli acquisti in famiglia (figli, genitori anziani e propria famiglia) vengono fatti dalle donne.
– Secondo l’Istat sono 2,4 milioni le “bread winner”, le donne che portano a casa il pane perché guadagnano bene e meglio dei mariti. E così ad occuparsi della casa è lui. Come è cambiata la figura del papà casalingo o del babbo-sitter?
Il dato è certamente interessante bisognerebbe capire se è stato influenzato dalla recessione del mercato che ha investito migliaia di posti di lavoro in questi ultimi anni. Per la mia esperienza in ambito di formazione e consulenza in diversi settori industriali e commerciali italiani, queste esperienze, se presenti, non vengono al momento ancora raccontate dalle donne con posizioni di potere. Posso immaginare che, un domani, le nuove generazioni di manager e bread winner sapranno condividere la loro esperienza in modo più aperto e meno legato alle convenzioni e ai ruoli “canonici” che oggi sono ancora dominanti.
– Riusciamo a fare il “Decalogo delle donne alfa”, chi è, cosa fa, come lo fa, perchè lo fa in 10 punti?
Ritenendo il modello di donna Alfa un modello che farà da ponte di collegamento al modello di Donna del Nuovo Rinascimento definirei così il decalogo:
- è curiosa
- è attenta al mercato nella sua globalità
- è disponibile alla formazione personale e del suo gruppo
- cerca un supporto per progetti in cui siano necessarie nuove o diverse competenze
- sa coinvolgere e motivare i collaboratori
- si occupa della famiglia e dei genitori
- trova nel partner un valido alleato
- è attenta all’impatto ambientale ed è impegnata nel sociale
- ha vari interessi culturali e sviluppa le proprie capacità artistiche
- sa guardare al futuro e prendere decisioni in tempi stretti
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