Rotti gli schemi di relazione con il cliente, le aziende hanno due possibilità: continuare a sottovalutare il potere del marketing. Oppure cambiare approccio e liberare le potenzialità.
Chissà perché molte aziende, anche blasonate, credono ancora oggi che il marketing sia un’entità a sé stante rispetto all’andamento del business. Credono sia una voce di costo, slegata per esempio dall’andamento delle vendite. E soprattutto mancano di una Visione complessiva e a lungo termine. Tutte le aziende – persino quelle che non se ne curano – possiedono un proprio Brand, più o meno riconosciuto e di valore. Dimenticarsene significa affossarlo. Implementarlo e farlo crescere significa diventare sempre più riconoscibili.
Non possiamo però dimenticarci di un altro elemento che “entra” a gamba tesa, a cavallo tra 2015 e 2016, in questo discorso: il cliente. Mi spiego: l’azienda non è più monodirezionale, ovvero: non è più lei, da sola, deus ex machina, a stabilire la relazione con i propri clienti. Sono loro che co-costruiscono con lei il valore e la reputazione: fatto indiscutibile e incontrovertibile, di cui occorre prendere atto molto rapidamente.
Quando le aziende – che si rendono conto del nuovo engagement richiesto dagli utenti – aprono le porte all’ascolto attento dei propri clienti, quando il marketing trova nuovi modi di creare, comunicare e distribuire valore, la reputazione ne esce fortificata ed il successo è premiante.
Ricapitolando: il marketing non è un costo; il Brand non è un impiccio; il cliente non è un soggetto passivo. Ecco la nuova frontiera delle aziende del terzo millennio.
Testo liberamente tratto da “Selfbrand L’Evoluzione”, Franco Angeli, 2015