LA GENTILEZZA DELLA PAROLA
di Rodolfo Vettorello
La Gentilezza nell’espressione verbale, si coniuga strettamente con la nostra realtà umana.
Umana di uomo e di donna e con alcune specificità.
La parola è forse il più grande dono offerto da Dio all’uomo. Nella nostra religione la parola si chiama il Verbo ed è Dio stesso.
“In principio era il verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.”
Incipit del Vangelo secondo Giovanni.
Questo per dire che cosa sia e quanto valga la parola e non solo la parola della religione e della poesia ma anche la parola di tutti i giorni, perchè con essa si aprono e chiudono porte, si aprono e chiudono cuori, si ama e si disama, si odia e si uccide.
Maneggiare la parola comporta una grande responsabilità verso se stessi e verso ogni altra creatura.
Chi usa la parola nel proprio lavoro, nella propria attività creativa o intellettuale sa che la parola è materia quasi organica. E’ carne viva a volte.
Saperla usare nei suoi valori semantici è un’alchimia di enorme responsabilità e comporta una coscienza libera e armoniosa. Una coscienza GENTILE.
La nostra capacità di manipolazione della parola deriva forse direttamente da nostre antiche, sconosciute e dimenticate facoltà divinatorie.
La manipolazione della parola e la gentilezza necessarie nell’usare una materia tanto delicata ha connotazioni talmente fini che si può pensare possa esistere una modalità di utilizzo da chiamare “femminile”, contrapposta a una modalità “maschile.”
Per una donna, la parola è “femmina”, è la parola del rammendo, della tessitura, della cucitura e può facilmente e con gentilezza diventare canto, poesia, musica, amore, condivisione.
La parola femmina è rispetto del personale più profondo, è esercizio di consapevolezza concreto ed esente da sentimentalismi, è un modo per avvicinare, toccare e guarire anche gli ultimi del mondo.
E’ conquista di una maturità cosciente e controllata.
La gentilezza femmina è una sapienza, è la femminilità gettata nel terreno come un seme, è un virgulto che spunta, è passione, rigore, tenacia, amore.
La gentilezza dell’uomo è un uguale valore che tuttavia si esprime con modalità differenti. E’ la gentilezza di Ulisse che non socchiude porte ma le spalanca con forza e irruenza.
E’un “maschile” che si manifesta spesso come scaltrezza disarmante, è forza che rischia a volte di violare radici e sensibilità.
La gentilezza di maschio è mitezza a volte incendiaria, è intelligenza che prorompe senza freni.
Gentilezza “femmina” e gentilezza “maschio” ma sempre e comunque valore fondante di rapporti umani.
Diversità che si completano e si integrano come il “pianissimo” della musica con il “fortissimo”.
Come il “tonale” dei colori con il “timbrico.”
Come l’”urlo” e il “sussurro” della poesia. Sempre con Gentilezza.