Orazio Antonio Bologna
Alle balze d’Elicona. Influssi mesopotamici sui miti Greci.

Il volume di Orazio Antonio Bologna Alle balze d’Elicona. Influssi mesopotamici sui miti greci, costituisce un’ampia e piuttosto dettagliata introduzione allo studio della mitologia e dell’antica civiltà greca sotto una luce diversa, mai tentata fino ad ora.

Il 17 Giugno alle 17,00 -  Lectio Magistralis e presentazione del libro 
Alle falde d’Elicona. Influssi mesopotamici sui miti greci- Fra i relatori Orazio Antonio Bologna - Presidente del Certamen Apollinare Poeticum e della commissione, che conferisce la Laurea Apollinaris Poetica. Scarica il programma dell'evento  ASSOSINDERESI PROGRAMMA 17_6

Numerosi studiosi, tra i quali un posto di primo piano è detenuto da Martin Litchfield West e Walter Burkcrt, hanno scritto interessanti saggi sugli influssi, che l’oriente ha esercitato sulla nascente civiltà greca, ma nessuno ha messo in luce quanto i miti mesopotamici abbiano influenzato quelli greci e come questi in territorio sia greco che siculo siano statti assorbiti, modificati e tramandati fino ai nostri giorni. Molti sopravvivono ancora oggi in alcuni momenti particolari della religione cristiana.

Non è un caso puramente fortuito che le prime e più antiche attestazioni della civiltà e della cultura greca siano nate in centri, che, per l’importanza delle tradizioni e delle memorie, non erano inferiori a Mileto. Sulle coste dell’Asia Minore, infatti, intorno alla guerra di Troia, una città d’un certo rilievo nel mondo ittita, vengono a coagularsi canti di una lunga tradizione anteriore di origine certamente non greca, ma mesi per iscritto in tempi successivi ad opera di un geniale poeta di origine e lingua greca.

Un ruolo particolare di mediazione tra la cultura orientale e quella occidentale è dato dal poeta Esiodo, il più antico poeta greco, che ha firmato i suoi scritti. Questi, di lontana origine beota, si è culturalmente formato nel fecondo e stimolante Vicino Oriente. La sua Teogonia, infatti, proietta nel mondo greco il complesso dei miti assimilati in quelle terre.

Di origine orientale è la costruzione e l’orientamento dei templi, che vengono tutti costruiti su alture sia naturali che artificiali. Questi sono tutti orientati est-ovest, rivolti, cioè, verso il punto dove il sole sorge e tramonta. E non è un caso che, prima di Atena, sull’acropoli di Atene si venerasse il serpente, simbolo di immortalità. Questo culto si trova anche a Delfi e in altri centri della Grecia, soprattutto ad Epidauro.

Più di tutti gli dei della Mesopotamia sulla formazione dei miti greci influisce, in modo particolare, il culto del dio Baal, il quale, a contatto con i culti locali, viene, di volta in volta, assorbito e incarnato in altre, e diverse, divinità.

Era il dio del tuono, della pioggia, della tempesta e aveva la sua dimora sui monti. A lui era sacro il toro, simbolo di forza e di fertilità. In Grecia, fin dai tempi più remoti, viene assimilato a Giove.

Era il dio della fecondità e della vita, in lotta perenne con il dio Mot, signore della morte. Il culto di Baal avveniva sulle alture, al risveglio della natura dopo il lungo letargo invernale e sacerdotesse del dio erano le donne della casa reale, alle quali si univano le altre, per celebrare la resurrezione del dio mediante la ierodulia o prostituzione sacra.

Tracce di questo culto sono rievocate nelle Baccanti di Euripide, il quale riveste di poesia immortale, il culto di Baal in territorio greco, dove il dio Cananeo ha assunto il nome Dioniso. Interessante sotto questo aspetto è l’origine della città di Tebe in Beozia. Qui si ha un felice connubio nell’incontro di due civiltà rappresentate dalla sfinge di mediazione egiziana con la presenza della sfinge e dalla presenza di Cadmo di origine fenicia. Ierodule di Dioniso sono proprio le figlie di Cadmo. Secondo la Bibbia a introdurre e diffondere il culto di Baal in Israele è proprio una principessa proveniente dalla Fenicia, Gezabele, favorita dalla cognata Atalia, sorella di Acab.

Nella Sicilia la morte di Baal rivive nel mito che narra il rapimento di Persefone da parte di Plutone, signore della morte. La madre Demetra va alla ricerca disperata della figlia. Giunge ad Eleusi, dove viene accolta con tutti gli onori; e, quando viene a sapere del suo rapimento, va a lamentarsi dal fratello Giove, dal quale ottiene di avere con sé la figlia nei mesi estivi, per poi inviarla dal marito in quelli invernali. In onore di Demetra, in seguito, saranno istituiti i Misteri eleusini.