SCIENZA DELLA FELICITA’ AI TEMPI DEL CORONAVIRUS di Ilaria Santambrogio
L’epidemia di Covid19 ha portato uno sconvolgimento profondo del mondo del lavoro e una sfida che in alcuni casi ha significato la messa in discussione di interi processi e di modelli di impresa consolidati, spesso radicati nella cultura aziendale. L’emergenza Covid19 ha quindi confermato ciò che negli ultimi anni era sempre più evidente, ossia che i rischi che maggiormente colpiscono le organizzazioni sono legati alle cosiddette esternalità, cioè fattori esogeni al contesto in cui l’azienda opera. Nello specifico le nuove regolamentazioni hanno reso necessario la modifica di pratiche non più compatibili con la contingenza. La capacità con cui le imprese reagiscono, si adattano e affrontano questa sfida determina non solo la forma della crisi, la sopravvivenza o la fine delle attività ma soprattutto l’aspetto che avrà il futuro. Questi rischi sistemici e globali richiedono alle aziende di sviluppare strategie che aumentino la resilienza, che generino flessibilità e velocità per rispondere in modo adeguato ai cambiamenti. Queste caratteristiche sono racchiuse principalmente nella dimensione umana la quale però è spesso sottovalutata se non addirittura ignorata.
Il 26 Maggio alle 17,00 - Welfare Inclusion Ilaria Santambrogio sarà fra i relatori all'evento on line. Il titolo del suo intervento: La Scienza della felicità applicata al lavoro per pratiche di welfare che sviluppino resilienza e fiducia. SCARICA ASSOSINDERESI PROGRAMMA DIGITAL WEEK_26-05
Chiediamoci: siamo sicuri che i modelli organizzativi sui quali abbiamo costruito l’attuale mondo del lavoro siano gli unici possibili ma soprattutto i più adeguati per garantirci un futuro in una realtà in continua evoluzione e trasformazione?
Sembra proprio che la vera credenza da rompere sia che non sappiamo immaginare la possibilità di costruire realtà diverse, basate su principi differenti da quelli a cui siamo abituati pur sapendo che il livello di stress negativo a cui le persone e le organizzazioni sono sottoposte sta rendendo il sistema insostenibile.
Si tratta di passare da futuri possibili a futuri preferibili!
I principi fondanti della Scienza della Felicità e delle Organizzazioni Positive possono essere una guida nel generare la consapevolezza necessaria a prendere queste decisioni e iniziare finalmente ad essere protagonisti attivi del nostro futuro.
Andiamo per ordine. La Scienza della Felicità è una disciplina nata dalla convergenza di scienze consolidate (psicologia positiva, biologia, fisica quantistica, economia), ricerche di frontiera (medicina integrata o in campo spirituale) filosofia e discipline orientali che affermano che la Felicità, oltre ad essere una emozione, è una competenza e può essere allenata. La felicità come emozione è quello che proviamo quando siamo felici. La felicità come competenza è quello che facciamo per rendere la felicità una dimensione di vita sostenibile nel tempo, ha a che fare con il modo in cui utilizziamo le nostre risorse interiori per affrontare ciò che ci accade.
L’applicazione degli studi della scienza della felicità in ambito organizzativo determina i fondamenti della Scienza della Organizzazioni Positive volta a costruire ambienti di lavoro dove le persone possano fiorire e generare risultati che superano le aspettative.
Gli studiosi di Organizzazioni Positive confermano che quando le persone sono orientate a un bene superiore tendono a unirsi, a trascendere gli interessi personali e a sacrificarsi per il gruppo.
Infatti le tre principali leve su cui si fonda una organizzazione positiva sono:
- uno scopo, un “perché” forte, che trascende gli interessi individuali, dunque riconoscibile da tutti i membri dell’organizzazione;
- una leadership diffusa e positiva;
- la coerenza di tutte le dimensioni organizzative (scopo, cultura, comportamenti, processi, procedure, ambienti e routine).
La felicità nasce dentro una dimensione relazionale, fiduciaria. Generare fiducia è l’esito inatteso di una relazione “non strumentale” basata sulla reciprocità. La fiducia entra in crisi quando subentra l’ideologia secondo cui l’efficienza sia sufficiente per garantire la crescita. La crisi della fiducia si genera ogni qualvolta si pensa che il mercato possa fare a meno della capacità contributiva ed espressiva delle persone. Pensiamo alla comunicazione. Comunicare in modo positivo significa, da un lato, instaurare uno scambio reciproco e gentile, e dall’altro veicolare messaggi con valenza positiva, anche quando stiamo affrontando delle criticità. Purtroppo quando comunichiamo in ambito lavorativo: siamo così concentrati sulla performance e sul risultato che spesso dimentichiamo le regole base della comunicazione generando incomprensioni e resistenze che ledono fortemente le performance e in generale i rapporti sociali.
E’ chiaro quindi che i modelli di leadership dominanti e i processi decisionali contemporanei che sono stati elaborati nel corso delle prime tre rivoluzioni industriali, non sono più adatti a soddisfare i bisogni attuali ma soprattutto quelli futuri. L’innovazione di cui tanto si parla e che in questo momento è chiamata a dare un valido contributo alla contingenza deve riguardare l’intero sistema organizzativo e non solo piccoli e sporadici interventi solo alcuni in alcune aree (meramente quelle tecnologiche e di processo).
La cultura della “positività” e della leadership positiva è il prodotto più “aggiornato” dell’evoluzione della coscienza umana e sa rispondere in maniera più funzionale e complessa ai bisogni del nostro tempo durante e post Coronavisrus e a quelli futuri
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